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Flora del Vulture: la Vitalba

10 maggio 2020

La vitalba, Clematis vitalba L., appartiene alla famiglia delle Ranuncolaceae. Klematis è un antico nome greco con il quale si indicavano varie piante rampicanti. È considerata una pianta infestante, tali presenze sono infatti quasi sempre l’espressione di un degrado boschivo degenerato nel corso del tempo. L’erba era conosciuta in passato con il nome di erba dei cenciosi, perchè i mendicanti utilizzavano le foglie di clematide per procurarsi ulcere in grado di rendere ancora più pietoso il loro aspetto, sperando così di ottenere più facilmente la carità dai passanti. Il fusto della vitalba era fumato dai poveri alla stregua di un sigaro. Questa pianta è inoltre annoverata come rimedio nei fiori di Bach con il nome di Clematis suggerita a chi sogna ad occhi aperti, è indifferente alla vita e fugge dalla realtà. É una pianta visitata dalle api che ne raccolgono il nettare.

É presente su tutto il territorio, si arrampica sulle reti cosi come nei sieponi o sugli alberi, costeggia i sentieri o limita campi coltivati. La troviamo sino a circa 1300 m in incolti, boschi di latifoglie o nelle prati incolti. Mostra un comportamento rampicante con fusti ramificati, che si allunga anche oltre i 20 metri sugli alberi, sviluppando alla base tronchi legnosi anche piuttosto grossi. Le foglie sono sono composte, opposte imparipennate di forma ovoidale-lanceolata, sono peduncolate con i peduncoli ingrossati alla base, il margine è dentato o intero. I fiori sono bianco-verdastri, ermafroditi, profumati, raggruppati in infiorescenze a cima bipara. Fiorisce tra maggio ed agosto a seconda della quota altimetrica e l’impollinazione è entomofila. Il profumo, quasi impercettibile, è vagamente simile a quello del biancospino. I frutti (acheni) a maturità formano soffici ciuffetti piumosi di colore bianco argenteo che possono permanere sino alla primavera seguente e vengono disseminati dal vento. Si può considerare una delle poche vere liane spontanee. In questa specie sono prensili sia i piccioli delle foglie composte, sia quelli delle singole foglioline, che si arrotolano intorno ai sostegni. I vecchi fusti rampicanti possono avere il diametro di un braccio d’uomo, con corteccia solcata che si decortica in strisce.

Come tutte le ranuncolacee anche le Clematis sono tossiche, per la presenza di alcaloidi, protoanemonina e saponine. La pianta adulta può provocare per uso esterno ulcerazioni e infiammazioni, mentre per uso interno diarrea ed enteriti, anche gravi. Può anche provocare irritazioni cutanee al contatto.

I germogli primaverili possono essere raccolti quando sono ancora giovani, rigogliosi e freschissimi per essere utilizzati come ingredienti di risotti e frittate. I boccioli fiorali una volta venivano raccolti e messi sotto sale per sostituire i capperi. Tuttavia la tossicità generale della pianta ne sconsiglia l’uso in pietanze consumate dai bambini, dalle donne incinte e in generale da soggetti deboli e sensibili.

Mariantonietta TudiscoVisualizza tutti i Posts

Mariantonietta è una persona eclettica e sognatrice, ama la Natura e vivere all'aria aperta. Ha tante competenze e si è sempre ben espressa in ogni ambito lavorativo che ha richiesto lavoro di equipe. Si occupa di progettazione ambientale per il pubblico ed il privato, di agriturismo e fattorie didattiche, di consulenza alle imprese, agli enti o agli agricoltori, di formazione post diploma con enti accreditati, di animazione del territorio e proposte di itinerari. Negli ultimi anni propone il Vulture-Melfese come territorio da vivere esplorare con escursioni, hiking, corsi di escursionismo di base, corsi benessere, corsi yoga

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