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Flora del Vulture: il Tasso Barbasso

10 maggio 2020

Il Verbascum thapsus L., appartenente alla famiglia delle Scrophulariaceae è comunemente conosciuto con il nome di Tasso barbasso. Il nome della famiglia botanica a cui appartiene il verbasco, Scrofulariaceae, deriva da scrofula, un ingrossamento delle ghiandole linfatiche che, in seguito, venne identificato come una forma di tubercolosi. Gli studi scientifici hanno dimostrato che la pianta in provetta, inibisce la crescita dei batteri responsabili della Tbc, patologia che si riteneva quasi scomparsa e che oggi è tornata a seminare ansia e preoccupazione in alcune aree del mondo. Un nome inglese cioè candlewick plant (pianta dello stoppino) è riferito ad un suo uso pratico: infatti durante il Medioevo la lanugine delle foglie e degli steli veniva raccolta ed essiccata per ricavare stoppini delle lampade. Un altro nome popolare è quello di “pianta di velluto” per la sofficità delle foglie, che ricorda le orecchie vellutate di un coniglietto, ma anche “candela del re” (in Germania) perché al tempo dei Romani il suo alto fusto secco veniva usato come torcia. In passato le foglie venivano usate come carta igienica d’emergenza (da tener conto quando si va per boschi) oppure messe nelle scarpe per alleviare la fatica nel cammino. Una credenza popolare proponeva che si potesse curare l’itterizia urinando sopra la pianta di verbasco: durante la minzione era indispensabile, però, che il malato ripetesse una frase da imparare a memoria. Il Verbascum thapsus, qui descritto, è il più comune, ma esistono anche altre specie meno comuni: V. phlomoides, V. thapsiforme, V. sinuatum, V. nigrum. Il verbasco prospera su terreno secco, pietroso, ben drenato e in pieno sole. La pianta si propaga per seme. Nell’area del Vulture lo troviamo nei prati incolti, ai limiti delle strade, in luoghi assolati e fino a 800 mt. C’è ne tantissimo lungo la strada tra Barile e Ginestra, sulle “Serre” a Melfi, sul sentiero che porta alla cappella dello Spirito Santo, sulla strada che da Foggiano si affaccia verso l’Ofanto, ma ovunque sia dà bella mostra di sé ed io l’ho sempre considerata una bellissima pianta per un giardino naturale e a bassa manutenzione.

La pianta è biennale e nel primo anno emette le grandi foglie a rosetta, molto tomentose, mentre la primavera del secondo anno i fusti, generalmente semplici fino all’altezza dell’infiorescenza. Una volta fiorito il Verbasco non passa inosservato perché le sue spighe di fiori gialli svettano su lunghi steli che possono arrivare fino a 2 metri di altezza.

I fiori sono grandi e gialli, riuniti in numerose infiorescenze cimose, distribuite più o meno regolarmente lungo un grande asse fiorale. Fiorisce prima il fiore terminale della piccola cima inferiore, poi i fiori terminali delle infiorescenze superiori e allo stesso tempo i fiori laterali inferiori, mostrando così un’infiorescenza apparentemente disordinata. Il calice è diviso in cinque lacinie strette, la corolla è imbutiforme. I frutti sono capsule lunghe circa un centimetro, i semi sono grigi e piccolissimi. Le foglie radicali sono lunghe e larghe, ellittiche, ristrette alla base. Quelle caulinari sono disposte sul fusto e si rimpiccioliscono man mano che si sale verso l’infiorescenza. Tutte le foglie sono piuttosto rigide, piane, con margine intero o a denti piccolissimi, nascosti dalla fittissima peluria della foglia. I peli sono bianco-grigiastri.

I fiori si raccolgono in giugno-agosto, appena si aprono, quando sono ancora riuniti nelle piccole infiorescenze anche se sono preferite le sole corolle, che sono di colore giallo, coperte di peli biancastri, ramificati come quelle delle foglie, ma più brevi.

Gran parte del verbasco utilizzato in erboristeria proviene, però, da piante coltivate in Bulgaria, Repubblica Ceca ed in Egitto. La droga è rappresentata da foglie e fiori che contengono mucillagine, saponine, fitosteroli e tracce di olio essenziale. L’uso principale è quello espettorante, dovuto alle saponine, mentre le mucillagini riescono a sfiammare le mucose irritate. I flavonoidi esercitano un’azione blandamente diuretica e i glucosidi relativi sembra abbiano un’attività antinfiammatoria. La tisana di Tasso barbasso è un vecchio rimedio contro tosse o raffreddore, apprezzata come mucolitica ed espettorante. La bevanda va scrupolosamente filtrata attraverso un panno a maglia fitta, per rimuovere dal liquido anche il minimo residuo di lanugine, potenzialmente irritante. Nell’uso popolare italiano oltre alla tisana l’utilizzo della pianta era esteso anche all’uso esterno sia per curare l’acne, sia per risolvere le mastiti, sia come cosmetico per rendere i capelli brillanti ed esaltare il colore biondo. Inoltre i fiori erano la base per la preparazione di un unguento per curare i geloni, mentre le foglie fresche erano poste come cicatrizzanti sulle ferite. La pianta è ricca di flavonoidi che svolgono un’azione anticancerogena oltre che antinfiammatoria e potenziano l’azione della vitamina C. Edgar Cayce, nel caso del verbasco, consigliava impacchi con foglie verdi direttamente sulle varici delle gambe, una volta la settimana e tè una volta al giorno. In erboristeria si trova anche l’estratto secco, le capsule e la tintura madre dei fiori.

Il Verbasco è conosciuto anche come rimedio omeopatico con l’utilizzo delle estremità fresche fiorite. E’ un rimedio indicato per individui apatici, pigri che facilmente si distraggono presi dai loro pensieri. Il verbasco viene anche prescritto per i raffreddori con catarro abbondante, lacrimazione, sensazione di orecchie otturate, tosse e voce cavernosa. I sintomi migliorano con la respirazione profonda e peggiorano con le correnti d’aria, con i cambiamenti di temperatura, masticando forte, parlando o leggendo ad alta voce. E’ un rimedio prescritto soprattutto negli acuti ma che comunque necessita la prescrizione attenta di un medico omeopata.

Da noi nel Vulture è facile notare anche il Verbascum nigrum che presenta differenze legate all’infiorescenza che è fatta da diversi fiorellini con un corolla regolare di 5 petali gialli o anche bianchi. Sulle “Serre” di Melfi lo si trova sulla strada da cui si può ammirare la la collina su cui sorge la città con sullo sfondo l’antico vulcano.

Oppure è facile imbattersi nell’altra specie Verbascum pulverulentum che ha l’infiorescenza ramificata e fiori gialli molto più piccoli del tasso barbasso.

Mariantonietta TudiscoVisualizza tutti i Posts

Mariantonietta è una persona eclettica e sognatrice, ama la Natura e vivere all'aria aperta. Ha tante competenze e si è sempre ben espressa in ogni ambito lavorativo che ha richiesto lavoro di equipe. Si occupa di progettazione ambientale per il pubblico ed il privato, di agriturismo e fattorie didattiche, di consulenza alle imprese, agli enti o agli agricoltori, di formazione post diploma con enti accreditati, di animazione del territorio e proposte di itinerari. Negli ultimi anni propone il Vulture-Melfese come territorio da vivere esplorare con escursioni, hiking, corsi di escursionismo di base, corsi benessere, corsi yoga

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