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Flora del Vulture: il Berretto del prete

4 aprile 2020

Oggi vi parlo di una pianta poco comune sul Vulture ma che man mano, in questi lunghi anni d’osservazione, la si vede un po’ ovunque soprattutto tra altre essenze, infatti non è solitaria come comportamento. La prima volta l’ho notata a Melfi ma poi ho cominciato a vederla anche a Monticchio e sui margini delle strade o tra le siepi in montagna. E’ presente anche sui sentieri SL 101, 102, 110 prevalentemente nei boschi di querce e castagni. Ciò che attira è la colorazione rossa dei suoi frutti e l’arancio dei suoi semi ma soprattutto la forma del frutto che simula il berretto dei prelati. L’altro nome volgare attribuito a questo arbusto, Fusaggine, deriva dall’uso tradizionale del legno che da essa si ricava: per lavorabilità esso era usato per costruire i fusi destinati alla lavorazione delle fibre e dei tessuti. I giovani fusti, inoltre, sono particolarmente elastici e per questo sono stati utilizzati anche per costruire archi.

Il suo nome scientifico, infine, deriva dal nome della madre delle divinità vendicatrici greche, Euonyma, con riferimento alle parti velenose della pianta.

Stiamo parlando, appunto, del Berretto del prete (Euonymus europaeus L.) anche detto Fusaggine, una specie arbustiva che può arrivare fino a 5 m d’altezza. Appartiene alla famiglia delle Celastraceae ed ha un fusto, a sezione quadrangolare, che emana un forte odore di mela. I rami di circa 6 anni hanno la corteccia rossastra mentre i rami più giovani sono verdi. Le foglie, opposte, intere, hanno lamina ellittica a forma di lancia di colore verde-scuro nella pagina superiore, dentellata ai bordi; in autunno si colorano di rosso. I fiori, regolari, ermafroditi, hanno 4 sepali, 4 petali di colore giallastro, parte riproduttiva maschile formata da 4 stami, parte riproduttiva femminile costituita da un ovario supero. I fiori sono portati da infiorescenze cimose, ascellari a maturità pendule. I frutti sono secchi (capsule), divisi in 4 lobi, arrossati in autunno, a maturità. La pianta fiorisce da aprile a giugno.

In tutta la pianta, ma soprattutto nei frutti, sono presenti glucosidi cardiotonici oltre ad altre sostanze meno tossiche come alcaloidi e saponine. La corteccia, i frutti ed i semi contengono una sostanza alcaloide, chiamata Euonimina, che è potentemente purgante, con effetti talmente violenti che possono portare a danni permanenti a livello epatico e renale, oltre che alla morte, in caso di ingestione dosi massicce. L’infuso di varie parti della pianta veniva usato, in passato, per curare alcune malattie parassitarie degli animali domestici. Cavalli, pecore e capre che bruchino le foglie di fusaggine possono rimanere avvelenati. I semi della fusaggine sono appetiti dagli uccelli che ne sono particolarmente ghiotti ed è grazie a loro che la pianta si diffonde: stiamo però attenti a possibili variazioni dell’habitat.

La pianta è particolarmente tossica se vengono ingeriti i suoi frutti: dopo 12-16 ore dall’ingestione possono provocare nausea, vomito, gastroenterite, dolori addominali, diarrea e, nei casi gravi, anche complicazioni cardio-circolatorie. In questo caso non bisogna indurre il vomito ma è necessario sentire il medico che somministrerà carbone attivo per bocca se il paziente è sveglio. La pianta possiede le stesse proprietà cardiotoniche della Digitale (Digitalis L. spl.), anche se più blande e può essere utilizzata per stimolare lo svuotamento della cistifellea e come drastico purgante. Il decotto delle foglie e dei semi di Fusaggine, per uso esterno, può essere usato anche contro la scabbia e altri parassiti del corpo umano come i pidocchi.

Mariantonietta TudiscoVisualizza tutti i Posts

Mariantonietta è una persona eclettica e sognatrice, ama la Natura e vivere all'aria aperta. Ha tante competenze e si è sempre ben espressa in ogni ambito lavorativo che ha richiesto lavoro di equipe. Si occupa di progettazione ambientale per il pubblico ed il privato, di agriturismo e fattorie didattiche, di consulenza alle imprese, agli enti o agli agricoltori, di formazione post diploma con enti accreditati, di animazione del territorio e proposte di itinerari. Negli ultimi anni propone il Vulture-Melfese come territorio da vivere esplorare con escursioni, hiking, corsi di escursionismo di base, corsi benessere, corsi yoga

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