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Flora del Vulture: il Biancospino

4 aprile 2020

Oggi ci occuperemo di un arbusto che comincia a fiorire in primavera e che troviamo un po’ ovunque ad abbellire boschi e sentieri sia con le sue fioriture che con i suoi frutti. Il biancospino, Crataegus monogyna Jacq., è un arbusto o un piccolo albero molto ramificato, contorto e spinoso, appartenente alla famiglia delle Rosaceae. Un tempo veniva utilizzato come essenza per le siepi interpoderali in modo da delimitare i confini degli appezzamenti. Poeti ed autori lo hanno citato nei loro componimenti come ad esempio Giovanni Pascoli e Fabrizio De André.

Considerato di buon auspicio dai Greci, il biancospino era utilizzato per adornare gli altari, durante le cerimonie nuziali. I Romani lo chiamavano “alba spina” e lo dedicarono alla dea Flora, che regnava sul mese di maggio, mese delle purificazioni e della castità, simboleggiata appunto dal bianco dei fiori. Per questo motivo non venivano celebrate le nozze durante il mese di maggio e se proprio era necessario farle, si accendevano cinque torce di Biancospino in onore della dea, per placare la sua ira. Anche i Celti dedicarono la pianta al periodo che andava da metà maggio a metà giugno. Nel Medioevo sempre in quel mese, si metteva un albero di Biancospino nella piazza del paese, lo si decorava e si danzava intorno per dare prosperità al paese e per scacciare il malocchio e la sfortuna. Si diceva che i suoi fiori bianchi rappresentassero l’Immacolata Concezione; i frutti rossi, le gocce del sangue di Cristo; e i rami spinosi, la corona di spine.

L’arbusto può raggiungere altezze fino a 6 metri. Il fusto è ricoperto da una corteccia compatta di colore grigio. I rami giovani sono dotati di spine che si sviluppano alla base dei rametti brevi. I rametti spinosi in primavera si rivestono di gemme e fiori molto profumati. Questa specie è longeva e può diventare pluricentenaria, ma con crescita molto lenta. Le foglie sono dotate di picciolo, sono di forma romboidale ed incise profondamente come quelle del prezzemolo, cadono d’inverno. L’infiorescenza è composta da piccoli fiori riuniti in corimbi con petali di colore bianco- rosato e fioriscono tra aprile e maggio. I frutti sono piccole drupe rosse dalla polpa farinosa e insipida, eduli, ovali, con un nocciolo che contiene il seme e maturano fra settembre e ottobre. I frutti del biancospino solitamente non vengono mangiati freschi perché piccoli e con un grosso nocciolo. Possono essere lavorati per ottenere marmellate, gelatine o sciroppi. I frutti sono decorativi perché rimangono a lungo sull’arbusto, anche durante tutto l’inverno.

Il biancospino è una pianta mellifera e viene bottinata dalle api ma solo raramente se ne può ricavare un miele monofloreale, perché di solito si trova in minoranza rispetto alle altre piante del territorio. Il legno, denso e pesante, è un apprezzato combustibile o viene usato dagli artigiani per fabbricare bastoni da passeggio e manici per utensili domestici.

Testimonianze sull’uso medicinale del biancospino si trovano già in Teofrasto e veniva usato prevalentemente come antispasmodico, sedativo e antidiarroico. Da sempre è conosciuto come la pianta del cuore. Le foglie e i fiori contengono una miscela di diversi flavonoidi, potenti antiossidanti e “spazzini” dei radicali liberi, utili nella prevenzione di malattie cardiovascolari e per combattere il colesterolo. È utilizzato anche come ansiolitico e nel trattamento dei casi di insonnia, grazie all’infuso di foglie e fiori. È sconsigliato in caso di pressione bassa. Se si assumono ipotensivi di sintesi, prima di prenderlo, è bene consultare il medico.

I fiori, ancora in boccio, vengono conservati sott’aceto ed usati come i capperi.

Mariantonietta TudiscoVisualizza tutti i Posts

Mariantonietta è una persona eclettica e sognatrice, ama la Natura e vivere all'aria aperta. Ha tante competenze e si è sempre ben espressa in ogni ambito lavorativo che ha richiesto lavoro di equipe. Si occupa di progettazione ambientale per il pubblico ed il privato, di agriturismo e fattorie didattiche, di consulenza alle imprese, agli enti o agli agricoltori, di formazione post diploma con enti accreditati, di animazione del territorio e proposte di itinerari. Negli ultimi anni propone il Vulture-Melfese come territorio da vivere esplorare con escursioni, hiking, corsi di escursionismo di base, corsi benessere, corsi yoga

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