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Flora del Vulture: il Castagno

4 aprile 2020

Oggi vi propongo un approfondimento sul Castagno.

Castanea è un genere della famiglia delle Fagaceae, la stessa famiglia a cui appartiene il Faggio. Sul Vulture è rappresentato dalla specie Castanea sativa Miller, così come in tutta Europa, e lo si trova in quota tra i 200 – 800 mt. Ci sono, però, delle varietà prevalenti come il “Marroncino di Melfi o Castagna del Vulture”, ed altre come la “Rossina”, la “Settembrina o San Michele”, la “Montemarano” che invece sono debolmente presenti in alcuni areali. C’è poi chi dopo l’invasione del cinipide del castagno, di cui sono ancora riconoscibili le galle, ha provato ad inserire una nuova varietà denominata “Bouce de Betizac” che però è un marrone. Infatti c’è da fare una distinzione tra castagna, marroncino e marrone legata prevalentemente alla pezzatura del prodotto fresco, al colore della polpa e al suo gusto. I nostri castagneti sono molto particolari e definiti “giardini” perchè ben curati durante tutto l’anno. Molti professori delle Università italiane ed estere che li hanno visitati sono rimasti colpiti dalla loro bellezza. Peccato, però, che non siano utilizzati anche per attività di benessere, aggregazione sociale e naturalistiche così come in altre realtà. Alcuni dicono che il primo albero di Castagno sia stato portato in queste zone da Federico II, ma non ci sono abbastanza atti che sostengano questa tesi. In realtà le prime piantagioni di Castagno nell’area del Vulture risalgono al 1873 quando i Lanari vennero a popolare la zona di Monticchio Bagni con una colonia marchigiana: loro cominciarono a coltivarlo sia per i frutti che per la paleria.

Il Castagno è un albero molto longevo, può diventare secolare ed anche millenario: in giro per il mondo ce ne sono tantissimi, molto spesso vengono ricordati con nomi fantastici e la loro storia è legata a molte leggende. Qui da noi invece no perchè paghiamo lo scotto di una malattia che negli anni ’50 creò un grande scompiglio: il cancro corticale. In quegli anni si dovettero tagliare molti castagneti, e furono anni terribili per l’economia, per poi utilizzare i polloni più forti su cui si praticava l’ innesto per renderli produttivi. In alcuni areali poiché non si riusciva a combattere la malattia si provò ad inserire il Nocciolo ma anche questa pratica non dette buoni risultati. Da diversi anni e per fortuna il cancro è diventato ipovirulento, quindi la pianta riesce da sola a sopravvivere benchè i segni del contagio siano evidenti con delle fessure lungo i tronchi.

La corteccia del Castagno è liscia negli alberi giovani e presenta lenticelle ben evidenti, col tempo si fessura sviluppando lunghi cordoni longitudinali. I giovani rami possono essere glabri e di colore bruno. La chioma è rotondeggiante e globosa. Le foglie sono caduche con margine seghettato e apice appuntito, di colore verde intenso e lucide sebbene siano più chiare nella pagina inferiore. Sono piante monoiche con fiori unisessuali maschili in amenti terminali e fiori femminili in glomeruli di norma alla base degli amenti maschili. L’impollinazione è anemofila, ma anche gli insetti pronubi possono svolgere un ruolo importante. Il frutto è singolo o in gruppi di 2-3, è un achenio, edule, racchiuso completamente in una cupola molto spinosa chiamata riccio.

Le castagne sono ricche di amido e dalla polpa si ricava la farina utile per fare pane, pasta, marmellate e dolci. Le castagne possono essere conservate essiccate o surgelate oppure un tempo si usava metterle sotto la sabbia dopo averle “curate”, una pratica antica che serviva ad eliminare quelle marce. Nel Bosco di Laviano, un’area di circa 60 ettari nel territorio di Melfi, sono ancora presenti le vasche ed anche ruderi di un opificio utilizzato per la cernita, la calibratura e l’essiccazione. Il frutto della castagna o la marmellata di castagne senza aggiunta di altri ingredienti a parte lo zucchero può essere gustata dai celiaci. Le foglie e la corteccia del Castagno sono costituite da zuccheri, lipidi, proteine, sali minerali, vitamine B1 e B2, C, tannini per cui hanno proprietà astringente, remineralizzante, sedativa, tonica. Le foglie giovani di Castagno vanno raccolte in aprile – maggio mentre la corteccia dei rami va raccolta in autunno ed in primavera. Sia le foglie che la corteccia possono essere essiccate e conservate in scatole di cartone. L’infuso ed il decotto delle foglie di Castagno viene usato per le infiammazioni delle vie aeree e in caso di diarree. L’infuso delle foglie si usa per fare gargarismi contro le infiammazioni delle vie aeree. I frutti, le castagne appunto, vanno raccolte in autunno e possono mangiarsi fresche, cotte, arrostite.

Avendo un alto valore nutritivo il Castagno è ottimo in caso di carenza vitaminica e per i fisici debilitati. L’acqua di cottura delle castagne è ottima per risciacquare i capelli in quanto dona dei bei riflessi rossicci. La polpa delle castagne schiacciata è un’ottima maschera emolliente e schiarente per la pelle. Negli ultimi periodi si fa largo uso del miele di Castagno per le sue proprietà od anche delle catagne per fare gelati, liquori e birre. Del resto qui in tutto il territorio del Vulture il mese di ottobre è dedicato prevalentemente alla castagna proprio per proporre i derivati di questo frutto importantissimo per l’economia dell’area.

Alcuni castagneti un tempo venivano usati per la paleria dei vigneti o per le traversine ferroviarie o per i pali delle linee elettriche: ciò dipendeva dal tipo di governo del bosco ossia se era un ceduo o una selva o un bosco non meglio specificato.

Molto spesso si associa il Castagno (Castanea sativa Mill.) all’Ippocastano (Aesculus hippocastanum L.) che è tutt’altro tipo di albero di cui vi parlerò in questi giorni, sebbene sul Vulture ce ne siano pochi esemplari a volte sistemati in viali, in giardini di antiche ville nobiliari o nei conventi.

Mariantonietta TudiscoVisualizza tutti i Posts

Mariantonietta è una persona eclettica e sognatrice, ama la Natura e vivere all'aria aperta. Ha tante competenze e si è sempre ben espressa in ogni ambito lavorativo che ha richiesto lavoro di equipe. Si occupa di progettazione ambientale per il pubblico ed il privato, di agriturismo e fattorie didattiche, di consulenza alle imprese, agli enti o agli agricoltori, di formazione post diploma con enti accreditati, di animazione del territorio e proposte di itinerari. Negli ultimi anni propone il Vulture-Melfese come territorio da vivere esplorare con escursioni, hiking, corsi di escursionismo di base, corsi benessere, corsi yoga

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