La Staphylea pinnata L. o Lacrime di Giobbe è una specie endemica che appartiene alla famiglia delle Staphyleaceae o Celastraceae. Non è molto diffusa sul Vulture, come in tutta Italia, ma comunque l’ho notata e poi studiata in alcune zone come all’ingresso del sentiero SL 113 o sulla “Via dal pane alla pasta” a Monticchio laghi.
Cresce ai margini di boschi su suoli argillosi freschi, sciolti, ricchi in carbonati e composti azotati. Si presenta generalmente come un arbusto o piccolo albero alto circa 5 m con rami giovani color verde scuro e glabri. In genere, in Italia, predilige arbusteti e boschi misti di latifoglie (acero-tiglio, frassino-betulla), ma anche le rupi soleggiate.
Le foglie, caduche, sono composte, opposte, lungamente picciolate, imparipennate, formate da 5-7 foglioline sessili e glabre, di colore verde intenso superiormente e più chiare inferiormente, con nervature secondarie ben evidenti.
Le infiorescenze a pannocchia terminale pendula e ad amento raccolgono fiori piccoli e biancastri, ermafroditi, la cui fioritura avviene tra aprile e maggio.
I frutti sono racchiusi da una capsula membranosa a forma di vescica rigonfia verde pallido con sfumature rosse divisa in 2-3 logge contenenti solitamente 1-3 semi che sono lisci, globosi, color marrone-giallastro. La fruttificazione avviene da luglio a settembre.
In zona non ho rilevato usi officinali, cosmetici e/o alimentari tipici probabilmente anche a causa della sua rarità.
Il suo nome volgare “Lacrime di Giobbe” non va confuso con una graminacea (Coix lacryma-jobi) che viene coltivata in Cina e Giappone a scopo alimentare per i celiaci. I chicchi vengono usati per la fabbricazione di caratteristici bijoux o anche per la creazione dei rosari mariani.