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Flora del Vulture: il Nocciolo

14 aprile 2020

Il nome botanico del nocciolo è Corylus avellana L., deriva dal greco Koris, elmo, e Avella, antica località d’epoca romana vicino ad Avellino. L’ albero ha origini molto antiche risalendo alla fine dell’ultima era glaciale, circa 10.000 anni fa). Si presta molto bene a valorizzare gli ambienti collinari e la sua coltivazione in frutteto viene chiamata corilicoltura e in Italia esistono diversi consorzi di tutela della nocciola IGP e IGT. L’habitat naturale è costituito da boschi di latifoglie, soprattutto querceti o è facile trovarlo nelle radure dove può formare boschetti pionieri su terreni freschi pietrosi in consociazione con aceri o pioppo tremulo. E’ una pianta tipica che si trova in particolare in zone collinari ed anche montane fino a 1300 mt. Si tratta di una specie ben resistente e adattabile, teme il freddo estremo, il caldo siccitoso e i ristagni idrici. Preferisce terreni calcarei, ben drenati, fertili e profondi e luoghi semi-ombreggiati.

Il nocciolo è una pianta un pò diversa dalle altre specie tipiche del frutteto, poiché i suoi frutti rientrano nella categoria “frutta secca” o “frutta a guscio” e quindi si consumano in modo diverso rispetto agli altri. Noi sul Vulture lo troviamo solo in alcuni ambienti, in sostituzione del Castagno, solitario sui laghi o come frutteti dopo l’incentivo della Ferrero alla sua coltivazione in Basilicata.

La pianta fa parte della famiglia delle Betulacee e ha portamento naturale a cespuglio con apparato radicale fascicolato, ha una corteccia liscia e sottile, foglie cuoriformi a margine seghettato, provviste di peluria nella pagina inferiore. Il fusto del nocciolo è sottile e slanciato. I giovani rami recano peli corti, in parte ghiandolari. La corteccia è di colore marrone grigio, precocemente glabra, con solcature longitudinali e sparse lenticelle chiare. Le radici sono superficiali; le foglie alterne rotondo-ovali con picciolo lungo. La pagina superiore è verde poco pelosa; la pagina inferiore è più chiara; le nervature sono evidenti. E’ una pianta monoica con fiori riuniti in infiorescenze unisessuali che si sviluppano molto prima delle foglie. Gli amenti maschili sono riuniti in gruppi di 2-4 all’estremità oppure all’ascella delle foglie dei rami dell’anno precedente; ogni amento è in realtà un insieme di tanti piccolissimi e semplicissimi fiori, formati ciascuno da una squametta che protegge gli stami. I fiori femminili sono invece nascosti entro piccole gemme: contemporaneamente alla fioritura dei fiori maschili, emettono gli stimmi, un ciuffetto rosso presente all’apice e destinato ad accogliere i granuli di polline. L’impollinazione del nocciolo è anemofila, avviene cioè grazie al vento che fa volare il polline dei fiori maschili su quelli femminili. Le piante sono però autosterili, quindi per l’impollinazione è indispensabile la presenza di varietà diverse da quella coltivata che fungano da impollinatrici o di noccioli spontanei delle immediate vicinanze. Il frutto è un diclesio il cui pericarpo legnoso contiene un seme dolce e oleoso, commestibile che può essere usato crudo, cotto o macinato in pasta, è ricco di un olio usato sia nell’alimentazione che dall’industria cosmetica. Verso metà agosto le nocciole sono mature e iniziano a cadere dalle piante che in quel periodo vanno raccolte. Le nocciole si consumano fresche o come frutta secca, ma sono molto utilizzate anche per la trasformazione in pasticceria, in gelateria e per prodotti da forno, così come nelle note creme spalmabili. Alcune varietà campane come la Tonda di Giffoni o la S. Giovanni, sono più facilmente reperibili negli oliveti del nostro territorio: queste varietà indicano rispettivamente la qualità a frutto tondo e a frutto allungato. Piccole lepri si cibano delle giovani foglie e dei germogli e il ghiro dei frutti per cui, sebbene siano animatori di questi boschetti, questi animali provocano danni materiali al frutteto.

Il legno del nocciolo è molto flessibile, elastico e leggero, fin dall’antichità veniva usato per costruire ceste e recinti. Non è adatto come materiale da costruzione o per mobili in quanto troppo elastico e poco durevole.

La presenza del frutto di nocciole, anche in tracce, per obbligo di legge va indicata nelle etichette degli alimenti, ciò al fine di evitare possibili allergie alimentari.

Reperti fossili provano che i frutti di questa pianta erano parte integrante della dieta dell’uomo primitivo quando si nutriva di bacche e frutti selvatici. La pianta di nocciolo è stata una delle prime piante da frutto coltivate dall’uomo. Originaria della Mesopotamia, si è diffusa in tutta Europa, specialmente nell’area del Mediterraneo e dei Balcani. Per i suoi frutti nutrienti, la pianta di nocciolo era apprezzata da greci e romani e si pensava avesse doti benefiche e addirittura magiche. Si tramanda infatti che con il suo legno venissero create le bacchette dei maghi; così come nell’antica Roma si pensava che regalare un alberello di nocciolo portasse felicità.

Durante la prima e la seconda guerra mondiale, mancando molte risorse primarie per l’alimentazione, l’uso dell’olio della nocciola entrò nelle abitudini alimentari di molte famiglie italiane. Oggi si usa molto in cosmesi, miscelato con creme idratanti e purificanti ed è facilmente reperibile in erboristeria.

Le nocciole sono un frutto molto energetico e per questo motivo adatte per chi deve recuperare peso, per i convalescenti e gli sportivi. I grassi contenuti nel seme oleoso della nocciola appartengono alla categoria dei grassi mono-insaturi, sono ricchi di colesterolo buono e di acidi grassi che favoriscono la circolazione sanguigna e la produzione di Omega3. Questi grassi proteggono i tessuti dall’invecchiamento e dalla patologie cardiovascolari, come l’arteriosclerosi. Le nocciole sono uno dei frutti più ricchi di vitamina E; contengono anche potassio, fosforo e magnesio, elementi che combattono i sintomi della stanchezza ed aiutano ad avere un metabolismo più veloce.

Mariantonietta TudiscoVisualizza tutti i Posts

Mariantonietta è una persona eclettica e sognatrice, ama la Natura e vivere all'aria aperta. Ha tante competenze e si è sempre ben espressa in ogni ambito lavorativo che ha richiesto lavoro di equipe. Si occupa di progettazione ambientale per il pubblico ed il privato, di agriturismo e fattorie didattiche, di consulenza alle imprese, agli enti o agli agricoltori, di formazione post diploma con enti accreditati, di animazione del territorio e proposte di itinerari. Negli ultimi anni propone il Vulture-Melfese come territorio da vivere esplorare con escursioni, hiking, corsi di escursionismo di base, corsi benessere, corsi yoga

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